2021



Leggi in «pdf»





Le fotografie

– Particolare di una stampa su Ferdinando I che promuove i lavori all’acquedotto di Pisa.

– Ferdinando I de' Medici con giubba ricamata, collare a lattuga, collare con croce dell'Ordine di Santo Stefano, miniatura, Galleria degli Uffizi, Firenze, da catalogo.beniculturali.it

– Lo stemma con le api di Ferdinando I, scolpito sul monumento equestre del Giambologna a lui dedicato in piazza della SS. Annunziata (foto P.I.M.; da Pinterest).

– Interno delle Cappelle Medicee di Firenze; a destra la tomba di Ferdinando I, opera di Pietro Tacca.


Articolo precedente:

«L'Annunciazione di Matteo Civitali (p. Eugenio Casalini)»


«Articoli del 2020»

«Articoli del 2019»


Mail della curatrice

Sito personale «qui»



LE SOLENNI ESEQUIE di Ferdinando I alla SS. Annunziata


Il 7 febbraio del 1609 moriva quasi inaspettatamente il granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, oppresso dal catarro, dal tormento del “mal della pietra” (calcoli renali), e da una fatale occlusione intestinale, allora detta il “mal del miserere”.
Non era stato bene già dal matrimonio del figlio Cosimo con Maria Maddalena d’Austria, celebrato nell’ottobre, quando si era affaticato a star dietro a ricevimenti, feste e funzioni. Ma nessuno avrebbe potuto immaginarne la fine, anche se il 20 dicembre si era recato alla SS. Annunziata, prima gita dopo varie malattie, portato “in seggiola” per l’indisposizione. Poi si era dedicato come di consueto agli affari dello stato ed aveva conservato “i sentimenti interi fin all’ultimo”. In punto di morte aveva benedetto il figlio maggiore, raccomandandogli di benedire a sua volta i fratelli ...
Dopo la morte, l’autopsia fu eseguita sul cadavere da maestro Simone Cresci, e fatti l’accertamento e relazione delle cause, il corpo di Ferdinando fu sepolto nelle Cappelle di San Lorenzo, con l’abito di Gran Maestro di Santo Stefano e due medaglie in fronte e sul petto (così riporta Gaetano Pieraccini nella Stirpe de’ Medici di Cafaggiolo).

Il cordoglio fu universale e più di un mese dopo la morte, il 14 marzo, nuove e solenni esequie si svolsero alla SS. Annunziata, santuario da lui devotamente frequentato.

Così scrisse il cronista del convento:

«A dì 14 detto.
Ricordo come questo dì detto si fecero nella nostra Chiesa della Santissima Nunziata l’essequie del Serenissimo Gran Duca Ferdinando di felice memoria; fu l’apparato assai magnifico, e per quanto si conobbe, di soddisfazione universale, essendosi parata la Chiesa con rascie nere rinterzate [tessuto spigato di lana grossolana rafforzato] dalla Cappella della Pietà inclusive, sino all’Altare della Sconficcazione [tra i pilastri che chiudono il presbiterio e portano in tribuna], e la parte dirimpetto a proportione.
Furono similmente coperti di rascie nere gli spatii, che sono fra l’una e l’altra cappella dietro al coro, facendo ornamento a ciascheduna di dette cappelle con alcune ricadute, e gocciole similmente di rascie nere.
Fu con simili ricaduta e gocciola adornato l’arco maggiore, e principale della Chiesa.

Era questo apparato abbellito con due grand’arme di Sua Altezza Serenissima, che venivano appunto nel mezo del parato del corpo della chiesa, e con proporzionata distanza erano posti in mezo da alcuni morti, e nobili figure significanti vari virtudi, di chiaro scuro di altezza di braccia ... [sic] fatte già col disegno dell’illustre pittore maestro Bernardino Poccetti, e sotto a ciascheduna di dette figure e morti venivano in quale parte accennate con un verso esametro, o pentametro, le lodi di Sua Altezza Serenissima.
Rappresentavano le dette figure la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza, la Temperanza, la Magnificenza, la Liberalità, la Pietà, la Pace, la Misericordia, e le Leggi.
Fu parimente ciascheduno spatio tra l’una e l’altra cappella dietro al coro adornato (oltre alla rascia nera) d’una delle sopranominate bellissime morti col suo verso a piè.

Vedevasi dirimpetto all’organo un assai nobile catafalco, recinto de’ più nobili mantellini della nostra Chiesa sopra del quale risiedeva l’arca coperta parimente da ricchissimo drappo, e tramezzato da una gran croce rossa significante il Gran Magistero della Sacra, e Illustrissima Religione di Santo Stefano.
Sopra la detta arca erano due nobili guanciali, e sopra di loro la corona, e lo scettro.
In ciascheduna delle quatro principali facciate di detto catafalco era un arme di Sua Altezza Serenissima di grandezza a proporzione, e ne’ quattro angoli del piano, dove si posava detto catafalco, erano quattro statue tinte di terra gialla, a ciascheduna delle quali fu collocata una torcia sopra un candelliere, che tenevano in mano.
Lo spatio sotto a detto piano e statue, che arrivava sino in terra era coperto di rascie nere adornate di morti, d’ossa, d’arme, ed imprese, cioè dalla parte che riguarda la porta principale della chiesa, erano due arme di Sua Altezza Serenissima a ciascheduna il suo verso e da la parte verso il pulpito due sue imprese, cioè il cappello cardinalizio insieme colla corona ducale, arme sua e la croce di San Stefano come si vede nei rovesci delle piastre battute mentre era gran Duca, e cardinale; nell’altre la sua solita impresa cioè lo sciame di pecchie [api] col suo motto sotto [Maiestate tantum], et dalla parte che riguarda l’organo erano in uno scudo il giglio rosso, nell’altro il leone significanti la città di Fiorenza col verso sotto, e dalla parte che rimira l’altar maggiore erano due altri scudi, in ciascheduno de’ quali si vedeva l’arme della Religione de’ Servi, in ciascheduna delle quali era scritto uno degli infrascritti versi latini:
Inferias Fernarde tibi Dux inclyte solvens
Parva sed aeterni posuit monumenta doloris
[A te, Ferdinando, celebre duca, in queste tristi esequie, / sono stati eretti modesti monumenti sepolcrali ma anche di eterno dolore].
Non si scrivano qui per brevità, gli altri versi latini, che furono posti sotto le figure, morti, imprese et armi.

Furono queste essequie accompagnate da’ popoli, et in particolare dalla presenza della Serenissima Arciduchessa d’Austria e Gran Duchessa di Toscana Maria Maddalena, la quale in quella mattina ascoltò la Messa, prima nella Cappella della Santissima Nunziata, e poi all’altare della Madonna del Soccorso dietro al coro.
Si celebrorno in quella mattina (oltre a quelle, che si erano celebrate nella nostra Chiesa il giorno immediatamente dopo la sua morte) molte messe per l’anima del Serenissimo detto Gran Duca, al quale piacerà a Dio haver dato eterno riposo».

Paola Ircani Menichini, 29 maggio 2021.
Tutti i diritti riservati